Palazzo San Bonifacio è un’antica dimora del centro di Padova in cui risiedono tutt’ora i discendenti della famiglia dei Conti di San Bonifacio. Il piano nobile del Palazzo, recentemente restaurato, è visitabile su prenotazione e può essere concesso in affitto in esclusiva per matrimoni, eventi privati ed eventi business.
La storia di Palazzo San Bonifacio
L’originario nucleo abitativo risale al XIII secolo, come testimoniato dalle fondamenta e dalle tracce di un chiostro con bifore al primo piano, e comprende diversi edifici e un giardino nell’area compresa tra le attuali via del Santo e via Gaspara Stampa. Alla fine del ‘700 il corpo di fabbrica principale è acquistato dal famoso studioso e collezionista padovano Antonio Piazza e subisce una importante modifica strutturale. Piazza infatti decide di stabilirvi la sua residenza, destinando il piano principale alla esposizione delle sue celebri collezioni di bronzetti antichi (ora esposta in due sale del British Museum di Londra), di busti classici marmorei e di bassorilievi del Canova, oltre che alla sua immensa biblioteca.
Nella seconda metà dell’800 la proprietà è acquistata dal Conte Giovanni Francesco di San Bonifacioche, grazie all’opera degli architetti Gabriele Benvenisti e Sante Meggiorini (1877), lo trasforma in uno dei più bei palazzi gentilizi cittadini, ancora oggi visitabile in tutto il suo splendore.
Atrio di ingresso
L’ampio atrio di ingresso, delimitato da due grandi cancellate in ferro battuto con le insegne della famiglia di San Bonifacio, ha il soffitto affrescato ed è decorato alle pareti da busti di personaggi illustri ed è impreziosito da una iscrizione marmorea (1x1m) del XVII secolo che riporta una misteriosa iscrizione in latino: il cosiddetto enigma di Aelia Laelia Crispis. Si ritiene che si tratti dell’epitaffio (iscrizione funeraria) dedicato ad una donna immaginaria chiamata Aelia Laelia Crispis da un uomo che si cela sotto lo pseudonimo di Lucius Agatho Priscius.
AELIA LAELIA CRISPIS
NEC VIR NEC MULIER NEC ANDROGYNA
NEC PUELLA NEC IUVENIS NEC ANUS
NEC CASTA NEC MERETRIX NEC PUDICA
SED OMNIA
SUBLATA
NEQUE FAME NEQUE FERRO NEQUE UENENO
SED OMNIBUS
NEC COELO NEC AQUIS NEC TERRIS
SED UBIQUE IACET
LUCIUS AGATHO PRISCIUS
NEC MARITUS NEC AMATOR NEC NECESSARIUS
NEQUE MOERENS NEQUE GAUDENS NEQUE FLENS
HANC
NEC MOLEM NEC PYRAMIDEM NEC SEPULCHRUM
SED OMNIA
SCIT ET NESCIT CUI POSUERIT
AELIA LAELIA CRISPIS
NÉ UOMO, NÉ DONNA, NÉ ERMAFRODITA
NÉ BAMBINA, NÉ GIOVANE, NÉ VECCHIA
NÉ CASTA, NÉ MERETRICE, NÉ PUDICA,
MA TUTTO QUESTO INSIEME,
UCCISA
NON DALLA FAME, NON DAL FERRO, NON DAL VELENO,
MA DA TUTTE QUESTE COSE INSIEME,
NON IN CIELO, NON IN ACQUA, NON IN TERRA,
MA OVUNQUE GIACE.
LUCIO AGATHO PRISCIUS
NÉ MARITO, NÉ AMANTE, NÉ PARENTE,
NON TRISTE, NÉ ALLEGRO, NÉ PIANGENTE,
QUESTO
NON MAUSOLEO, NÉ PIRAMIDE, NÉ SEPOLCRO,
MA TUTTO QUESTO INSIEME
SA E NON SA A CHI È DEDICATO.
Il testo in latino è rimasto indecifrabile, nonostante i numerosi autorevoli tentativi, anche recenti, di darne spiegazione (Malvasia, Giuriati, Ferrato, Splittegarb, e altri).
Per ulteriori informazioni riguardo all’enigma di Aelia Laelia Crispis si rimanda ai link:
www.aelialaeliacrispis.com
it.wikipedia.org/wiki/Pietra_di_Bologna
Lo Scalone principale – L’Albero genealogico dei San Bonifacio
Dall’atrio si accede al piano nobile attraverso lo Scalone principale, costruito in pietra di Costozza, che ospita l’imponente Albero genealogico dei San Bonifacio, dipinto su tela (8 x 5 m) e risalente al XVIII secolo.
Il piano nobile
Il piano nobile è per la maggior parte visitabile al pubblico ed è destinato ad ospitare eventi. La sala principale è il Salone degli specchi, attorno alla quale sono disposte tutte le altre sale. I soffitti sono dipinti e decorati, così come tutte le porte e le maestà. Le opere pittoriche sono attribuite a Cesare Laurenti, artista veneto della fine dell’800.
Il Salone degli specchi
Il Salone degli specchi (o Sala da ballo) è una grande sala rettangolare con soffitto alto quasi 8 m, affrescata e decorata con stucchi. Le pareti sono interamente dipinte ricreando l’effetto di una stoffa damascata di seta. Vi sono due imponenti specchiere contrapposte, ordinate alle vetrerie Saint Gobain e fatte giungere da Parigi su di un treno apposito alla fine dell’800. Le cornici delle specchiere sono in legno, intagliate e ornate ad opera di F. Pianta con le armi dei San Bonifacio. Sei ritratti a mezzo busto a grandezza naturale, attribuiti al pittore Cesare Laurenti (Mesola, 1854 – Venezia, 1936), rappresentano i personaggi più illustri della famiglia. Vi sono: il capostipite Manginfredo, figlio di Milone I, conte palatino, citato tra i paladini di Carlo Magno, signore di Pavia e Lomezzo); Milone, conte e marchese di Verona (testò nel 935); Vinciguerra, che lottò al fianco dei padovani contro Cangrande dela Scala; Rizzardo, potestà di Reggio e Modena nel ‘400; Lodovico, tenuto in grande considerazione da Papa Leone X e per questo nominato Protonotario apostolico, con la facoltà di inquartare nel proprio stemma le armi di dominio dei Medici e degli Asburgo; Alberto, conte di Ronco all’Adige.
La Sala Pompeiana
La prima sala a cui si accede è quella cosiddetta Pompeiana, così denominata per il caratteristico colore rosso del marmorino e gli affreschi sul soffitto che ritraggono scene di vita domestica in stile pompeiano, attribuiti al pittore Cesare Laurenti.
Sala delle Muse
La sala è detta delle Muse poiché il soffitto è dipinto con le rappresentazioni femminili delle arti e della tecnica, riassunte nella figura centrale della Venere con Amorino, divinità che dovrebbe ispirare ogni attività umana. In una rivisitazione in chiave post illuministica della compagine classica delle Muse apollinee, si possono riconoscere: la Tecnologia con la ruota dentata del motore a vapore, l’Agricoltura, la Medicina e il Commercio (con il caduceo), la Poesia (Erato) amorosa e la Musica (Euterpe) lirica con il flauto, la Tragedia (Melpomene) con la maschera, la Danza (Tersicore) con lira e plettro, la Storia (Clio) con una pergamena, la Poesia epica (Calliope) con la tavoletta ricoperta di cera e uno stilo.
Sala delle Muse
La sala è detta delle Muse poiché il soffitto è dipinto con le rappresentazioni femminili delle arti e della tecnica, riassunte nella figura centrale della Venere con Amorino, divinità che dovrebbe ispirare ogni attività umana. In una rivisitazione in chiave post illuministica della compagine classica delle Muse apollinee, si possono riconoscere: la Tecnologia con la ruota dentata del motore a vapore, l’Agricoltura, la Medicina e il Commercio (con il caduceo), la Poesia (Erato) amorosa e la Musica (Euterpe) lirica con il flauto, la Tragedia (Melpomene) con la maschera, la Danza (Tersicore) con lira e plettro, la Storia (Clio) con una pergamena, la Poesia epica (Calliope) con la tavoletta ricoperta di cera e uno stilo.
Sala della Musica
La sala è detta della Musica poiché vi sono raffigurati i quattro compositori d’opera più importanti del classicismo italiano. Nella foto si riconoscono i ritratti di Gaetano Donizetti (a sinistra), Gioacchino Rossini (a destra), Luigi Cherubini (in alto) e Domenico Cimarosa (in basso).
La Sala della Musica è illuminata da tre grandi porte finestre che danno accesso ad un poggiolo che si affaccia su via del Santo.
Il 13 giugno, giorno in cui ricorre la festa di Sant’Antonio da Padova, dal poggiolo, addobbato con i paramenti di broccato rosso, si usa ancora oggi assistere alla processione del Santo.
La Sala dei Paesaggi e il Salottino del caffè
La Sala dei Paesaggi, è la sala d’angolo del piano nobile, con due finestre che si affacciano su via del Santo e due su via Gaspara Stampa. Il soffitto è dipinto in stile barocco e raffigura agli angoli quattro paesaggi di diversa ambientazione, mentre le pareti sono di colore beige chiaro e abbassamento con sfondo rosa e riquadri in finto marmorino grigio. Comunicante con quest’ultima e con il Salone degli specchi è il Salottino del caffè, un tempo chiamato Salottino Turco perché interamente dipinto in rosso, blu e oro e con il soffitto elegantemente decorato a stucco in oro e varie gradazioni di blu, ora protetto e nascosto da un controsoffitto e da appositi intonaci. Oggi, dopo le cene allestite nel Salone degli specchi, vi viene usualmente servito il caffè.